Buon giorno a tutti, oggi sono qui per parlarvi non dell’ ennesimo browsergame divertente, ma per condividere con tutti voi una breve, ma completa considerazione sul mondo videoludico, concentrando il focus sopratutto sul gameplay, cioè sull’ azione propria di gioco.
La mia esperienza videoludica come tanti altri ragazzi è iniziata nei vecchi coin-up dei bar, deve le 200 lire ti candidavano, sempre se c’era posto, a una partita al gioco spacca dita di turno. Parlo degli anni 80 dove anche qui in Italia la videomania dilagò in lungo e in largo riempiendo sale giochi di ragazzini filo-americaneggianti dalle capigliature più improbabili e dai sogni votati al successo e al potere. Quindi ti mettevi li inserivi appunto il coin ( spicciolo) e il gioco partiva.
Il primo che ricordo distintamente, all’ età di 5 anni, era Wonder Boy della Sega, e ben presto capii che quel maledetto gioco sarebbe stato la causa di mille calci tirati alla gettoniera ( purtroppo perdevo facilmente la pazienza), anche perchè non c’era storia di passare il secondo livello, tra nuvole sospese e pesci spada che guizzavano fuori dalle acqua di non si sa bene quale oceano mitico.
Tutto questo preambolo semi-autobiogradico per cosa, direte voi, è molto semplice. Più di una volta mi sono ritrovato a parlare con dei ragazzi e anche con degli amici sul fatto che, una volta i videogiochi erano duri, dovevi fare i conti con 2 fattori predominanti: il budget ( i soldi erano elargiti con estrema difficoltà, tanto per far capire che le paghette erano cose da, Micheal J,. Fox e il suo skate) e quindi finite le classiche “3 vite” avresti dovuto aspettare minimo 1 giorno interno per tentare di nuovo, 2: la difficoltà dettata dal gioco stesso.
Da qui partono infatti tante considerazioni sulla natura stessa del videogioco. E’ chiaro che il produttore creava il “motore del gioco” per farlo sembrare facile ma nello stesso tempo avvincente, in modo da poter spillare spicci al player di turno(ghost & goblin un evidente esempio di coin-up mangia soldi ai massimi livelli).
A questo punto avvenne un fatto destinato a far cambiare la storia dei videogiochi nel tempo, cioè l’ uscita, dal mercato di nicchia delle consolle di gioco casalinghe: ora non si giocava più nelle sale gioco o nei bar, ma si poteva stare ore e ore attaccanti alla televisione di casa, ma con evidenti limiti. Dopo l opprodo in Italia di consolle come il Vic 20 , l’ Atari VCS e l’ MB microvision negli anni 70, i signori del commercio, capendo la bazza, hanno cominciato, dalla 3° generazione di consolle (quelle a 8 bit) una fantastica campagna pubblicitaria per indurre a divertirsi non solo ai propri videogiochi in formato coin-up, ma anche a degli adattamenti ( a quel epoca le consolle non erano potenti come i cassettoni da sala giochi) degli stessi a casa, cosi facendo si apre la mitica golden age del mercato videoludico mondiale per quasi 30 anni.
Io ovviamente mi ci sono preso in mezzo, dal nintendo 8 bit in su e’ stato un susseguirsi di consolle e di giornate passate davanti allo schermo a risolvere complicati enigmi e a cercare di arrivare nel punto inarrivabile messo 2 pixel più indietro proprio per farti esplodere la bile. Confesso che erano più le volte che tiravo il joypad contro la povera consolle, che quelle dove tutto filava liscio, tutti i giochi prima dell’ avvento del 16 bit erano basati sull’ abilità, di riuscire a superare una serie di ostacoli o di ricordarsi bene i posti visitati, se si trattava di un GDR o di un platform un po’ più serio, non esistevano , se pur in rarissimi casi, salvataggi o mappe che ti dicevano dove andare e in base a queste cose ti ritrovavi mesi a cercar di finire un gioco.
Con l’ avvento di consolle sempre più potenti e performanti, i giochi cambiarono, diventarono qualcosa su cui ragionarci con calma nella solitudine della propria camera sbalorditi sempre più dalla realisticità, dai suoni e dalle suggestioni che poteva offrire il gioco. Tutto questo ben di dio era correlato di quanti più option possibili: salvataggi quando ti pareva, guide su internet, mappe che ti indicavano dov’ eri , mappe che ti indicavano dove dovevi andare, personaggi che parlavano con altri personaggi che a loro volta ti dicevano cosa prendere ovviamente scritto in rosso, alla fine tutto si tramutava in un “vado li prendo questo, torno qua faccio quest’ altro”. Erano sparite le difficoltà fisiche.
Chi ha giocato a Metroid per Nes, mi può capire, a confronto del suo nipote “Corruption” per Wii, nel primo capitolo della saga era una impresa portare a termine il gioco sopratutto se avevi 7 anni, mappe non c’è n’erano i salvataggi non si potevano fare, l’ unico modo per non perdere ore e ore di gameplay era quello di morire e poi annotarsi un codice alfanumerico di 24 cifre da segnarsi su mille pezzi di carta stando attendi a non sbagliare nulla se no eri fregato. Tutto questo si, era un po’ debilitante, ma non saprete mai che gioia quando finalmente completavi il gioco, ti sentivi un gallo, poterlo dire a tutti era una soddistazione.
Emozioni che si sono ridotte al minimo quando, sempre nel mio caso, ti accorgi, appena varcata la soglia del nuovo millennio ( che a dir dei grandi produttori di videogiochi doveva essere il millennio del “spacchiamo ancora di più” che stai giocando sempre agli stessi giochi triti e ritriti. Eccesso di gameplay? Era ora di smetterla e di provare altro per divertirsi. No, io già mi divertivo molto anche senza consolle, però mettevo su il nuovissimo gioco super ultra grafico, lascia pur dire a loro, e dopo 3 giorni fine, end, chiusa la pratica. Gli schemi li sapevo, sapevo che nei giochi di ruolo c’era sempre qualcuno che ti diceva dove andare e cosa prendere, nei giochi d’ azione dovevo solo aspettare di prendere l’arma risolutiva che castigava il cattivo di turno, nei picchiaduro una volta imparato lo schema di mosse ideale per menare gli avversari, se non avevi un amico che trovava un contro schema al tuo era la noia più assoluta.
Insomma mi sono ritrovato, come migliaia di altri ragazzi, a perdere interesse da quella cosa che per anni ci ha tenuti con la faccia incollata agli schermi, manco fosse il calcio per gli italiani.
Tutto questo per dirvi cosa?
Non sono qui per fare la morale, io ancora gioco e mi diverto ma in maniera diversa, se prima giocavo 4 ore di filata ( complice il tanto tempo libero dei teen agers) ora gioco tra si e no 10 minuti quando trovo il tempo, e a volte mi fermo anche prima non ci sono più giochi che mi, ci, prendono.
Questa cosa le case produttrici l hanno capito prima di me magari, ed ecco affiorare sul mercato due correnti di pensiero diverse ma che fanno capire che c’e’ la voglia almeno di tentare di tirare su questo mondo che ormai vive solo di remake (la nintendo ci campa su quei 20 giochi che ripropone ad ogni sua nuova consolle). Da una Parte abbiamo Sony, e Microsoft che hanno deciso di puntare sul gameplay on-line e sulle prestazioni grafiche ( pensando così che il gioco sarà più longevo se gli algoritmi da risolvere non saranno più quelli singoli proposti dal codice dentro al singolo gioco, ma di farli creare direttamente dai gameplayers umani in modo da tenere sempre accesa la sfida; dall’ altra parte la Nintendo che ha pensato, “diamogli nuovi stimoli cambiando il loro modo di giocare materiamente”, ed ecco spuntare il Wii , che a fatto di originalità non viene superato da nessuno.
Senza parlare poi dei sottoprodotti portatili come la PSP e il Dsi ( che sono sempre parte degli stessi impasti sopra citati). Cosa ne è venuto fuori da tutto ciò? Nel mio modo di vedere le cose, che e’ del tutto personale, mi sembra che si stia tornando a una specie di sala giochi, ma molto più complicata, fatta di connessioni, lag time troppo alti in certi casi e di gioci cmq troppo facili. E bello giocare a Unreal Turnament on line (che nasce per pc), a poi quando il gioco lagga (cioè il server per motivi di traffico non ti da più in tempo reale la situazione attuale di gioco) diventa frustrante, o peggio ancora: torni dal lavoro ti vuoi fare una partita a un picchiaduro on line, arriva il coreano di turno (finalmente abbiamo capito quale altra abilità Dio gli abbia donato oltre a quella di fare Taekwondo) e ti ammazza perchè, non solo è più bravo, ma ha moddato la sua Xbox in modo di poter barare magari, deleterio!
Per non parlare del caso Nintendo, appena è uscita la Wii io l’ ho presa, mi galvanizzava un sacco avere sto telecomando n mano il poter simulare gesti azioni, e infatti tutto sembrava andare per l verso giusto, i problemi sono arrivati quando è giunto il momento di acquistare nuovi giochi: non c’erano. Bello Super Mario Galaxy, ma alla fine e’ la stessa pappa riscaldata di sempre, se la mangi con un cucchiaio di legno o con un super cucchiaio tecnologico alla fine sempre quella è, bello Metroid corruption: il fatto di avere una mappa dove mi indica dove devo andare, armi, suggermenti e quant’ altro mi fanno solo sembrare una scimmia quando con il remote controller salto da una base all’ alla tra sfoggiando il mio raggio per ancorarmi alle basi.
In questa grande matrioska di parole siamo dunque arrivati al fucus centrale per chi non l’avesse capito molta gente non gioca più perchè e tutto troppo facile non c’è più sfida, ultimo esempio e poi giuro non vi ammorbo più: Gran turismo 4, quando usci ( era un primo di Maggio mi ricordo bene) mi ci sono buttato a capofitto, dato ce sono un appassionato della serie, avevo già tutto il mio background quindi non e’ stato difficile trovarmi nella condizioni di avere una macchina buona per tutte le occasioni, mi stava un po per demoralizzare e poi cosa vedo? Una gara che dura 24 ore!!! Ho detto “Nooo” come faccio a stare 24 ore li? Quale strategia dovrò adottare? Dovrò dormire con il gioco in pausa? (dato che non si poteva salvare durante il gioco?). 🙁 <— questa e’ stata la mia espressione quando ho capito che c’era un metodo per farla in appena 8 ore con una speciale modalità di gioco che non solo non ti fa guidare la macchina ma che puoi anche accellerare, così dopo i tuoi 3 giri sei gia a +50 sec, dalla solita macchina che si accontenta del 2° posto (è sempre stata una grave pecca di Gran Turismo) ti metti in modalità box e intanto ti guardi la tv, mangi, chatti : bivacchi perdendo il verso senso di quello che stai facendo.
Insomma se non sono loro a complicarci la vita non si aspetteranno che noi ce la complichiamo, non discuto troppo sulla difficoltà dei giochi, ognuno ha le sue abilità, ma sull’originalità dei giochi si: basta con sto Mario mandiamolo in pensione liberiamolo da sta cose di salvare la principessa, possibile che in 30 anni non siano più riusciti a ricreare un personaggio con così tanto successo? Basta con Bio Hazard il primo era mutilato dalla potenza della prima Play Station, il secondo, grazie a un team di programmatori con gli attributi è stato davvero bello, ma poi… sempre gli soliti zombi, sempre il solito Tyrant e Nintendo, mi ascolti, non esistono solo i bambini esistono anche i teen agers e gli adulti deviati come me, basta con sti giochi elementari, dirigere una orchestra con tutti gli elementi è un idea da 10 e lode, ma se poi i tasti che devo spingere sono solo 2 e per di più devo solo spingerli a tempo che senso ha?
Tutto questo per farvi partecipi dei miei pensieri che voglio condividere con voi non con aria di sfida,non siamo sul solito forum di invasati, ma con spirito di tolleranza e di dialogo con tutti. In questo primo decennio del nuovo millennio, ci siamo ridotti a giocare più facilmente con un gatto spaziale che deve stare attento dove atterra, o combinando delle gemme in file di 3 prima che il tempo finisca, o a trovarci senza soldi per governare la nostra fattoria.
Difficoltà, tempo, soldi, non è per caso la ricetta che una volta ci faceva passare ore felici davanti a quelli che ora chiamiamo retrogames? E che magari qualche giovane programmatore un po’ più perspicace ha voluto riesumare alla faccia delle grandi major dell’ industria videoludica? (facendo dei browsergame i giochi più in voga del momento?) 😉
A voi la il joystic (che freddura!!)
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