Per festeggiare i centocinquant’anni dell’unità d’Italia, il ministro Meloni ha deciso di proporre lo sviluppo e la produzione dei videogiochi, per raccontare e portare ai giovani d’oggi, attraverso le loro pratiche comunicative, il Risorgimento italiano.
Una buona idea, no? Almeno in partenza, in linea teorica. Peccato che la realizzazione del videogioco, quanto a riferimenti storici, grafica e fruibilità del videogioco sia davvero avvenuta in modo scarso. La prima pecca che si può notare sta nei requisiti di sistema richiesti dal software del videogioco per poter degnamente girare sul vostro computer. Requisiti al di sopra della media, considerando le caratteristiche tecniche di gran parte dei computer posseduti dagli studenti di oggi (non tutti possono permettersi il computer d’avanguardia ultimo uscito!).
Ma a parte ciò, proseguiamo nella nostra analisi inerente alla realizzazione di un intento che in partenza ha tutte le premesse per sfondare e conseguire il proprio obiettivo. Purtroppo il videogioco porta il giocatore in un ambiente dove i personaggi paiono essere manichini appesi con un gancio e al nulla, sembrano proprio sospesi in aria. Senza contare poi che il paesaggio appare man mano che il protagonista perlustra la zona (alberi ed edifici compaiono laddove in lontananza non ve n’era neppure l’ombra!).
Volete una considerazione sulla lotta tra “buoni” e “cattivi”? Benissimo. Pensate che quando vi avvicinerete ai vostri nemici non dovrete temere alcunché, poiché staranno lì, fermi, tranquillamente ad attendere la morte che vorrete procurar loro, e una volta uccisi non si accasceranno a terra (no, sarebbe troppo realistico!), spariranno nel nulla.
Il tutto, inoltre, pare essere proposto come se l’unità d’Italia si fosse realizzata solo ed esclusivamente a suon di colpi di pistola e fucile. È vero che oggi i giovani giocano particolarmente ai videogame che propongono scenari di guerra e combattimento, ma non è detto che sia obbligatoriamente (e soprattutto esclusivamente) attraverso questa modalità di gioco che ci si avvicini a loro contribuendo alla loro formazione storica in merito all’unità d’Italia. Forse mi sbaglio?!
Dunque, che dire per concludere? Vorrei lasciarvi all’esplorazione del videogioco (perché ne vale la pena, quantomeno per rendersi conto dell’evento) con una domanda, subito dopo aver affermato che condivido l’obiettivo postosi in partenza dal ministro Meloni.
Gioventù ribelle è studiato per raggiungere veramente l’obiettivo di avvicinare i giovani e contribuire alla loro formazione o si tratta solamente di una nuova metodica propagandistica per far finta che le istituzioni siano vicine ai giovani?
Commenta!