Ci stiamo per accingere, cari amici di Fantagiochi, ad un argomento estremamente importante per le generazioni e per la cultura della post-modernità, ovvero della nostra epoca storica. Ciò di cui vogliamo parlare oggi è un tema davvero sottile che pare essere un sottile confine, superato il quale, però, molto spesso è difficile rientrare alla base.
Stiamo parlando di dipendenza. Nella realtà in cui viviamo pare che tutto possa dare dipendenza e stiamo venendo a conoscenza sempre più di informazioni riguardanti tante nuove ossessioni e compulsioni delle quali, fino a poco tempo fa, nemmeno conoscevamo l’esistenza. Anzi. Ma chi se le immaginava!
Senza dubbio i mass media hanno contribuito eccezionalmente, il che non significa sempre positivamente, ad irradiare e diffondere la conoscenza (troppo spesso con carenza di informazioni) di queste nuove forme patologiche che emergono dalla relazione uomo-macchina. Così, infatti, si intendeva individuare il computer, attraverso il termine “macchina”.
Già da ciò possiamo notare come il termine “macchina” significhi un distacco maggiore dall’uomo. Macchina sembra essere un poco dispregiativo per un pc. Ma in fondo che altro sarebbe se non una macchina?!?! Però c’è chi difenderebbe il suo caro personal computer a spada tratta al solo sentirlo nominare da un uomo qualunque “macchina”. Guai!
Probabilmente stiamo cercando di integrarci noi al pc piuttosto che cercare di integrare lui (anzi, esso) ai nostri bisogni.
Non sono uno contrario alla tecnologia, assolutamente! E non sono nemmeno contrario alla sua evoluzione. Ma sono estremamente contrario al fatto che la tecnologia troppo spessa venga resa idolo dell’uomo. Che venga, ossia, vista e utilizzata come mezzo per il raggiungimento di obiettivi che vanno oltre la natura umana e che sono poi incontrollabili per l’uomo.
Sono contrario alla sopraffazione della tecnologia sull’uomo.
È l’uomo che si deve servire di essa. Se così fosse. Viva la tecnologia. For ever!
Troppo spesso noi divinizziamo la tecnologia e finiamo poi per scoprire, con il passare del tempo, che non avremmo dovuto fare determinate scelte nel passato, proprio perché non potevamo conoscerne le conseguenze future. Attenzione, future, sì, ma che diventeranno poi presenti.
Ritengo che la tecnologia non debba essere un problema per l’uomo, ma una risorsa. Una grandissima risorsa.
E credo che anche voi vi arrabbiate, magari con voi stessi però lo fate, quando sentite notizie che vi informano di patologie umane provocate dal mal gestito utilizzo del computer. O addirittura quando ci raccontano che attraverso i social network, grandissima risorsa per l’uomo, nel bene e nel male (dipende sempre dalla capacità intellettiva di chi li usa), avvengono gran parte degli agganci relazionali che sfociano poi nelle tragedie di cui i telegiornali si fanno fieri portavoce ogni giorno!
Probabilmente, con il passare del tempo, credo che si svilupperanno delle forme di prevenzione (forse corsi scolastici anche) in modo da educare i giovani delle nuove generazioni all’utilizzo delle nuove tecnologie e soprattutto del personal computer, attrattiva presente ormai in tutte le case!
La dipendenza inizia proprio con i più giovani.
Certo, la dipendenza da internet, o dai giochi online, degli adulti e dei giovani è la stessa. Ciò che si differenzia però è la scintilla di partenza, ovvero, ciò che la persona ricerca online, cosa che una volta trovata lo aggancia senza mollarlo.
Negli adulti probabilmente riscontreremo maggiormente la dipendenza dal gioco d’azzardo (che oggi online spopola!), la dipendenza cyber-sessuale e quella cyber-relazionale. La prima colpisce in particolar modo le tasche dell’utente dipendente, e non è cosa da poco, ma le seconde le ritengo più pericolose poiché vanno a minare i fondamenti della vita relazionale umana dell’individuo. Si è a conoscenza, infatti, che all’aumentare delle relazioni virtuali sia ha una corrispondente, e forse anche progressiva, diminuzione di intensità nelle relazioni umane, quelle vere e profonde, quelle in grado di sorreggere veramente la persona psicologicamente e di donarle sostegno morale, affetto, comprensione, ma soprattutto vera presenza. La dipendenza cyber-sessuale e cyber-relazionale vanno proprio a colpire, spesso e volentieri, le fondamenta delle relazioni di coppia e coniugali, le uniche, veramente profonde, in grado di dare all’uomo la vita! Sia in merito alla relazione con il proprio partner, di grande rilevanza per chi intraprende la vita di famiglia, sia riguardo la vita vera e propria! Quella porta all’avere dei figli e a condividere con loro la vita!
Tutto questo non si realizza attraverso la rete, anzi, purtroppo, molto spesso la rete mina queste relazioni diventando solamente un luogo-non luogo di fuga dalla realtà.
Forse però è proprio questo che cerchiamo dalla rete. Un luogo dove evadere dai problemi della vita reale. Quella che dà noie ma dà anche un’infinità di gioie! Forse l’educazione dovrebbe passare proprio per questa strada: contribuire all’educazione della persona nell’affrontare i problemi e le difficoltà della vita.
Siamo in un’epoca dove cerchiamo di fuggire ogni forma di dolore ed abbiamo una paura estrema della sofferenza. Per non parlare poi della morte che cerchiamo di camuffare e di ignorare sotto le maschere scheletriche della festa di Halloween. Ma questa è un’altra storia e magari avremo modo più avanti di approfondire anche questo tema.
Quanto ai giovani, pare che ciò che li incolla alla rete e al computer in sé, e che gli dia dipendenza, siano i giochi di ruolo in cui vi è la possibilità di affrontare e sfidare amici, o sconosciuti, pur rimanendo comodi sulla propria poltrona. Che sia questo il nuovo dialogo delle generazioni post-moderne? Che gli adolescenti del terzo millennio siano in grado di comunicare attraverso lo scontro online ben nascosti dietro la seconda immagine, sostitutiva del proprio sé, impersonata dall’avatar?
Infine, non possiamo non trattare dei social network, anche se lo abbiamo già fatto in un precedente post.
Eh, sì. Facebook, Twitter, Msn, Flickr, e chi più ne ha più ne metta stanno svolgendo perfettamente il proprio lavoro alle dipendenze della società post-moderna. Quella società le cui logiche sono dominate da sistemi di funzione che richiedono sempre partecipazione. Se non ci sei, se non partecipi, se non navighi, se non appari, se non ti iscrivi, se non acquisti sei nessuno!!!
La calamita, anche in questo caso, è su base relazionale.
Se vuoi essere qualcuno devi essere online, come minimo.
Ma quel qualcuno che si cerca di essere online, troppo spesso, non siamo noi stessi, ma è quel qualcuno che vogliamo apparire, ben diverso da noi.
E così si rientra nella dipendenza dell’essere ciò che nella realtà non siamo in grado di essere, o non vogliamo essere per le più svariate motivazioni. L’attrattiva dunque di essere riconosciuti per ciò che non siamo diventa forte ed è proprio ciò che ci incolla alla rete. Per mantenere viva la nostra immagine, in fondo, bisogna esserci!
Stiamo attenti!
Stiamo correndo il rischio che la rete diventi la droga del futuro!
Certo, la droga distrugge fisico e psiche, ma anche la rete è ben dotata ed è in grado, se mal utilizzata, di distruggere psiche e relazioni per le quali, spesso, occorrono anni per essere costruite e assodate. Attraverso la rete queste si distruggono molto facilmente.
Il nostro motto?
La tecnologia al servizio dell’uomo. Sempre!
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